Maldini, vicino all'addio, consiglia il Milan: "Tieni Ancelotti"
Sperava di festeggiare in maniera migliore le 900 partite ufficiali, lo storico e prestigioso traguardo ottenuto con la maglia rossonera. Invece, è arrivata la sconfitta di Udine (in un impianto dove il 20 gennaio 1985 fece il suo esordio in campionato) e, contemporaneamente, la matematica vittoria dello scudetto da parte dei "cugini" nerazzurri che conquistano dunque il titolo con due settimane di anticipo. Ora, siamo a 180 minuti dalla fine del campionato ma soprattutto dall'addio al calcio giocato per un grande campione. Paolo Maldini lascerà il calcio alla soglia delle 41 primavera e, già domenica, a San Siro contro la Roma, sarà un pieno di emozioni per il capitano e bandiera rossonera.
Infatti, sarà l'ultima partita davanti ai suoi tifosi. Sensazioni, dunque, importanti, per il difensore milanista, a pochi giorni dalla sfida con la Roma e soprattutto un'emozione sulla pelle che difficilmente il bel Paolo riuscirà a nascondere. Oggi, in un'intervista rilasciata a France Football, il capitano del Milan ha pero' dichiarato che non sa ancora cosa fara' in futuro, escludendo comunque la possibilita' di diventare allenatore. ''Voglio staccare la spina per un po', almeno fino a settembre - ha confessato il difensore rossonero -. Allora pensero' a cosa fare in futuro. Restare nel calcio? Non so, quando sara' il momento valutero' le diverse strade, dipendera' dalle proposte''. Il futuro quindi è all'insegna del riposo, per ponderare bene le scelte da compiere una volta appesi gli scarpini al chiodo. Ma quale Milan lascia Paolo Maldini: "Credo che già quest'anno senza i vari gravissimi infortuni che abbiamo avuto come Nesta, Gattuso, Kaladze, Abbiati e Borriello, saremmo stati competitivi. Con 2-3 acquisti si potrà puntare a grandissimi traguardi". Fiducia, quindi nel futuro, ma ci sarà sempre Carletto Ancelotti in panchina? Questo ancora non si sa (aspettiamo che Berlusconi faccia le proprie scelte) ma anche su questo punto, il capitano rossonero ha le idee chiare e tifa per il mister di Reggiolo: "Io parlo di Ancelotti. Tutto l'ambiente fa il tifo per Carlo. Con lui ci siamo trovati benissimo, abbiamo vinto tanto e la nostra qualità di vita con lui è stata ottima. Troppo buona? No, tre finali di Champions, con due vittorie, dicono che abbiamo ottenuto grandi risultati. Per andare avanti, però, bisogna essere in tre a volerlo: giocatori (e noi lo vogliamo), allenatore e società".
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Infatti, sarà l'ultima partita davanti ai suoi tifosi. Sensazioni, dunque, importanti, per il difensore milanista, a pochi giorni dalla sfida con la Roma e soprattutto un'emozione sulla pelle che difficilmente il bel Paolo riuscirà a nascondere. Oggi, in un'intervista rilasciata a France Football, il capitano del Milan ha pero' dichiarato che non sa ancora cosa fara' in futuro, escludendo comunque la possibilita' di diventare allenatore. ''Voglio staccare la spina per un po', almeno fino a settembre - ha confessato il difensore rossonero -. Allora pensero' a cosa fare in futuro. Restare nel calcio? Non so, quando sara' il momento valutero' le diverse strade, dipendera' dalle proposte''. Il futuro quindi è all'insegna del riposo, per ponderare bene le scelte da compiere una volta appesi gli scarpini al chiodo. Ma quale Milan lascia Paolo Maldini: "Credo che già quest'anno senza i vari gravissimi infortuni che abbiamo avuto come Nesta, Gattuso, Kaladze, Abbiati e Borriello, saremmo stati competitivi. Con 2-3 acquisti si potrà puntare a grandissimi traguardi". Fiducia, quindi nel futuro, ma ci sarà sempre Carletto Ancelotti in panchina? Questo ancora non si sa (aspettiamo che Berlusconi faccia le proprie scelte) ma anche su questo punto, il capitano rossonero ha le idee chiare e tifa per il mister di Reggiolo: "Io parlo di Ancelotti. Tutto l'ambiente fa il tifo per Carlo. Con lui ci siamo trovati benissimo, abbiamo vinto tanto e la nostra qualità di vita con lui è stata ottima. Troppo buona? No, tre finali di Champions, con due vittorie, dicono che abbiamo ottenuto grandi risultati. Per andare avanti, però, bisogna essere in tre a volerlo: giocatori (e noi lo vogliamo), allenatore e società".