Sono pochi i giocatori in Italia che, veramente, possono essere qualificati come bandiere, emblemi, simboli. Ossia, che hanno fatto una vera e propria scelta di vita: dedicarsi, con sacrificio e impegno, lottando "nel bene e nel male" (come recita la formula del matrimonio), nelle difficoltà e nei momenti di gioia e di successo, per dei colori che, col tempo, sono diventati un connotato indissolubile del proprio essere. Si contano sulle dita di una mano (
Francesco Totti, Alex Del Piero, Paolo Maldini e il capitano interista Javier Zanetti) e, a mio parere sono una razza in via di estinzione, soprattutto alla luce del fatto che, purtroppo, il calcio è sempre più un business dove il denaro, e la voglia di arricchirsi con ingaggi stratosferici, si antepone troppo spesso ai sentimenti e il calciatore è spinto a migrare di nido (società) in nido. A tal proposito, arrivano, come si dice, "a fagiolo" le dichiarazioni di
COBOLLI GIGLI, patron bianconero. Mentre il Milan ha aperto le porte al Manchester City, autorizzando Kakà a trattare col club inglese, il presidente juventino va controcorrente, e dopo aver smentito di aver ricevuto offerte per il portierone della Nazionale, si tiene stretto colui che è, senza alcuna paura di essere smentiti, il simbolo della squadra bianconera, ovvero il capitano di tante battaglie
Alex Del Piero. "
Non abbiamo mai avuto nessuna offerta per Buffon. Del Piero è la stella, è la colonna portante della Juve e non sarebbe interessato a lasciare Torino. Non lo venderemmo per 120 milioni. Certo queste cifre, nel momento in cui il mondo e l'economia debbono ridimensionarsi, sono fuori logica". Cosa dire? Condividiamo in toto le dichiarazioni del numero uno bianconero, il quale non critica assolutamente i rossoneri, ma esterna un semplice pensiero che, tuttavia, ha una grande valenza e significato, di questi tempi. Sicuramente, comprende le difficoltà dei rossoneri, perchè queste pazze cifre (120 milioni di euro offerti alla società e 15 all'anno al calciatore) metterebbero in crisi qualsiasi club e qualsiasi giocatore. Proprio in virtù di questo, il presidente della Juventus non se la sente di dare dei consigli a Galliani e conclude: "
Non do consigli a Galliani perché lui ha troppa esperienza per mettermi al suo posto.
Penso che nel momento in cui l'economia in generale deve ridimensionarsi, valori così elevati siano fuori da ogni logica di ridimensionamento". Lo crediamo anche noi e, in chiusura, vorremmo invitare tutti a una riflessione, con una domanda molto semplice: Ma, avanti di questo passo, dove arriveremo?.
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