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Il "revisionismo" di Paparesta su Moggi: "Non mi ha mai chiuso in uno spogliatoio"

                  Gianluca Paparesta, nella sua ex divisa da arbitro

Revisionismo o beatificazione di "Big" Luciano? A voi il compito di dare soluzione a questo dilemma shakesperiano. A fare dietrofront è l'ex arbitro GIANLUCA PAPARESTA, che corregge il tiro sulle dichiarazioni rilasciate all'epoca in cui venne rinchiuso nello spogliatoio (secondo le avvermazioni rilasciate all'epoca dallo stesso arbitro), dall'allora Direttore Generale bianconero, al termine di Reggina - Juventus diretta proprio dal 39enne fischietto di Bari.


"Moggi e Giraudo entrarono agitati e si lamentarono del mio operato- ha spiegato Paparesta a "Niente di Personale", trasmissione di La7- nessuno pero' mi ha chiuso dentro lo spogliatoio". L'ex arbitro ha poi aggiunto: "Si sono solo lamentati in maniera decisa -continua Paparesta- perche' non avevo concesso loro un rigore e avevo annullato il gol del pareggio proprio un attimo prima del finale, cosa che per altro dimostra che non soffrivo certo di sudditanza. Poi se ne sono andati via e io ho solo sbagliato a non inserire nel referto di gara l'episodio''. "Solo sbagliato a non inserire nel referto l'episodio"? Ma è gravissimo, cari signori, così come è grave il fatto che, improvvisamente, oggi a distanza di anni, il signor Paparesta se ne esca fuori con una versione decisamente diversa da quella fornita nei giorni più caldi dello scandalo di Calciopoli: "Questa non e' la mia versione ma la realtà- ha replicato l'ex direttore di gara- non ero solo, con me c'erano assistenti, quarto uomo e un osservatore. Se fosse accaduto qualcosa, qualcuno l'avrebbe segnalato''. Paparesta non ha poi voluto commentare il fatto che altri suoi colleghi coinvolti in Calciopoli, e tutt'ora sotto processo penale (la sua posizione e' stata archiviata), siano ancora in attività, mentre lui è rimasto "al palo": ''A volte mi chiedo perchè non arbitro più, ma a me non interessa la posizione di altri miei colleghi, a cui invece auguro di essere completamente prosciolti come me. Ho dimostrato la mia estraneità davanti agli organi inquirenti e, ora che sotto l'aspetto disciplinare sono pulito, solo Collina può dire se potrò tornare ad arbitrare o meno. Solo il designatore puo' dire se sono in grado di arbitrare dal punto di vista tecnico''. Insomma, ha voglia di tornare ad arbitrare, l'arbitro pugliese, ma intanto, oltre a parlare di quel famoso e caliente post-gara, affronta anche il tema legato alla telefonata fatta a Moggi l'8 novembre 2004, due giorni dopo la gara ddel Granillo: ''E' stato il mio unico errore. L'ho chiamato perche' era partita nei miei confronti una campagna mediatica incredibile di cui lui si vantava. In molti, anche della mia associazione (l'Aia), dicevano che dovevo smettere di arbitrare e cosi' l'ho sentito per chiarire. Se lui pensava che non ero in grado di arbitrare si doveva rivolgere alle sedi competenti anche perche' se la campagna fosse continuata io mi sarei dimesso''. In conclusione, Paparesta ha poi spiegato la telefonata fatta a LEONARDO MEANI, addetto agli arbitri, in quel periodo, per la società rossonera (e principale responsabile della penalizzazione di 8 punti che ha dovuto scontare il Milan): ''Io sono un cittadino italiano e un commercialista, prima che un arbitro. Dopo aver appreso la notizia, durante il mio lavoro di revisore dei conti, di una possibile procedura d'infrazione contro l'Italia da parte dell'Unione Europea per violazione delle norme sul protocollo di Kyoto in relazione alle energie alternative, ne ho parlato col Meani visto che il presidente del Milan è anche il premier italiano''. Tutto risolto insomma? Allora perchè non dire subito come erano andate realmente le cose e spuntare, invece, oggi con la verità? Restiamo abbastanza perplessi...
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Gigi Buffon e le sue rivelazioni.

                      Gianluigi Buffon e le sue rivelazioni

Ha da poco compiuto 31 primavere e, sempre da poco è tornato a difendere i pali della porta bianconera, dopo aver passato mesi d'inferno per l'infortunio patito. E' tempo di riflessioni e di pensieri esternati a "Filo diretto", trasmissione che fa parte del palinsensto di "Juventus Channel". Lui che è andato in B con la Juventus, all'epoca della retrocessione "forzata" per i fatti di Calciopoli, dimostrando grande attaccamento alla maglia e alla società della Mole, lascia che esca allo scoperto qualche importante retroscena, sul suo recente trascorso in bianconero. Stiamo parlando, naturalmente, del portierone juventino e della Nazionale, GIANLUIGI BUFFON.

"Se la Juve non fosse andata in B sarei andato via per un po' di situazioni che si erano create e che non mi piacevano" - ha detto Buffon al canale bianconero, "Juventus Channel". E ha poi aggiunto:"Rimanere è stato un bene per me, non ho nessun rimpianto e ho la certezza che la mia autostima come persona sia cresciuta. Ora non ci sono i presupposti per andare via, ma se ci fossero offerte da fantacalcio, qualcosa potrebbe cambiare anche da parte della Juventus". Insomma, se la Juventus non fosse andata in B, Buffon avrebbe preso la decisione di lasciare il club torinese "per situazioni che non gli piacevano", e anche se non ne parla in modo esplicito, possiamo intuire a chi o a cosa si riferisca, ma alla fine, visto come sono andate le cose, la scelta di rimanere ha dato i frutti sperati, soprattutto sul piano della crescita personale, come ha ammesso lo stesso portiere durante la trasmissione "Filo Diretto". Dichiarazioni importanti, quelle di Buffon che chiude parlando di oggi, del presente in bianconero e dopo aver lanciato dei consigli alla società, ribadisce di pensare esclusivamente a far bene per la sua maglia: "Va bene che sono ancora giovane però la Juve dovrebbe pensare anche al futuro. Ripeto, in questo momento non c'è nessun tipo di 'spauracchio', non c'è nessun offerta e non c'è nessun presupposto per cui possa andare via". Insomma, caro Cobolli Gigli, Buffon non sarà immortale, ma finchè para in questo modo, meglio tenerselo stretto.
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La Roma vicina a Motta, ma il dg friuliano Leonardi frena. Intanto il Torino sogna il "ribelle" Panucci.

                  Marco Motta, oggetto del desiderio della Roma

Mercato in fermento in casa giallorossa. Il mercato si chiude il 2 febbraio prossimo e se Panucci andrà via, ai giallorossi occorrerà, necessariamente, un pronto rimpiazzo in difesa, che possa colmare il vuoto lasciato dall'addio del 36enne difensore ligure. Oggi, telefonate "bollenti" tra la Roma e il procuratore di Marco Motta (calciatore nel mirino di tante squadre, compresa la Juventus), ed è sembrato davvero quasi ad un passo dalla conclusione il trasferimento del calciatore alla corte di Spalletti, ma stasera il Dg friulano Leonardi frena, raffreddando i sogni romanisti di ottenere il giovane difensore, ex Atalanta e ora all'Udinese, e capitano dell'Under 21. Intanto, il Torino ha un sogno: portare in granata proprio il "ribelle" Christian Panucci.

La Roma e MARCO MOTTA non sembrano così vicini. Questo è quello che si desume dalle parole del dg dell'Udinese, PIETRO LEONARDI, che ha frenato, nel tardo pomeriggio, sul trasferimento del difensore in giallorosso: "Se la Roma fosse interessata dovrebbe sentire l'Udinese - ha esordito - Questa voce che la Roma e l'Udinese non hanno buoni rapporti è una favola, ho buoni rapporti con la Roma, abbiamo tanta stima nei confronti della società e per l'allenatore che ha determinato qualcosa di importante anche per l'Udinese nei tempi addietro. Se la Roma ha chiamato? Se lo ha fatto ha trovato occupato...". Ma, la realtà sembra ben diversa da quella sottolineata dal dirigente friulano, nelle ultime ore. Infatti, si parla di accordo vicino tra le due società, con la formula del prestito oneroso. "Noi dovremmo prestare giocatori alle grandi squadre? Nella storia dovrebbe essere il contrario - ha aggiunto Leonardi - Fatta premessa che non ho parlato con nessuno. Ma noi dovremmo prestare giocatori? Mi sembra paradossale. Se Motta disturbasse nell'Udinese pure pure, ma Motta non disturba. Noi diamo giocatori in prestito se peniamo che debbano maturare, ma non è questo il caso". Insomma, una situazione abbastanza ingarbugliata, tanto che la Roma si è già tutelata, visto che l'alternativa all'Under 21, sembra già pronta, ovvero il difensore viola COMOTTO, il quale ha già dato la sua disponibilità al trasferimento nella Capitale. Tutta questa frenesia, nel cercare un difensore, nasce in casa giallorossa dal fatto, ormai risaputo, che è vicino l'addio di Christian Panucci, in rotta con Spalletti dopo la querelle avuta al termine della gara disputata dai giallorossi a Napoli e la mancata convocazione nella gara, successiva, giocata in casa contro il Palermo. E, sul difensore romanista, ha messo gli occhi il TORINO di Novellino che vede ne "er grinta" Panucci, l'obiettivo ideale per rinforzare il reparto arretrato granata. Ad ammetterlo è il Ds della società torinese, RINO FOSCHI: "E' un grande giocatore. Venisse al Torino sono certo che garantirebbe le giuste motivazioni ed il corretto carattere al reparto difensivo- ha detto il dirigente a Radio Kiss Kiss- Si', Cristian e' un nostro sogno. Purtroppo pero' credo che alla fine andra' a giocare all'estero". Sognare è lecito, poi dove andrà ancora non possiamo saperlo. L'unica certezza è che a Roma non resterà.
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A E B INIZIERANNO CON 15 MINUTI DI RITARDO. Clamorosa decisione dell'Aic.

Avevamo preannunciato, con largo anticipo, che sarebbe successo qualcosa, dopo la proposta sollevata da Campana (che voleva il blocco totale dell weekend calcistico) e la mezza smentita di Matarrese che, pur escludendo lo stop, faceva intendere che qualcosa sarebbe sicuramente successo, per solidarietà ai due calciatori, Mannini e Possanzini, squalificati esageratamente per un anno dal Tas. Ecco cosa ha deciso l'Aic.


Ora è ufficiale: A E B COMINCERANNO CON 15 MINUTI DI RITARDO. Ad annunciarlo è l'Associazione Italiana Calciatori, per bocca del suo presidente Sergio Campana: ""L'azione di protesta - ha dichiarato il "difensore" dei calciatori  - ha lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sull'enormità del caso e vuole essere anche un messaggio al Coni e alla Federcalcio per una riflessione operativa sulla sentenza del Tas di Losanna e sulla necessita' di iniziare un percorso di rivisitazione della normativa Wada". Così si vuole manifestare lo sdegno per la squalifica comminata ai due tesserati di Napoli e Brescia. Iniziativa, dunque, clamorosa ma, a nostro avviso, giusta e consapevole. Tutti uniti contro una sentenza che è apparsa decisamente esagerata. Voi cosa ne pensate?.
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Palazzi indaga su Catania - Roma del maggio 2008. Chiesta la squalifica del Massimino per l'aggressione ai giornalisti.


(Ecco la rete di Martinez che salvò il Catania dalla retrocessione)
Torna in auge la partita di Serie A datata 18 maggio 2008. Di fronte Catania e Roma, al Massimino. Quel match, che determinò la salvezza della squadra etnea (rete di Vucinic per il vantaggio giallorosso e pareggio siciliano ad opera di Martinez, in mischia, a cinque minuti dalla fine, per la salvezza catanese) è sotto indagine.


Il procuratore federale STEFANO PALAZZI infatti, avrebbe richiesto la squalifica del Massimino per un turno, proprio per ciò che accadde quella domenica. Ma cosa successe in quella giornata? In sostanza due le situazioni spiacevoli: il pullman della squadra giallorossa venne danneggiato, ma soprattutto alcuni giornalisti furono presi di mira, tra cui un’inviata del Sol Levante. La polizia fu costretta poi ad organizzare un servizio di scorta per consentire alla stampa di tornare all’aeroporto. L'indagine è avviata e la sentenza finale è attesa per la prossima settimana.
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