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16 gennaio 2009

"Che vergogna, se mio padre fosse vivo lo avrebbe zittito". Gian Felice Facchetti risponde alle accuse di Moggi

          Gianfelice Facchetti, nella foto, con il presidente Moratti

Non può permettersi di gettare fango contro l'Inter. Questo il succo della reazione risentita, furiosa, di Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto, una vita passata nell'Inter da calciatore e da dirigente. In un'intervista, pubblicata sull'Avvenire, il ragazzo risponde con fermezza alle accuse di Luciano Moggi, a pochi giorni dal processo di Calciopoli.

"Che vergogna. Se mio padre fosse vivo lo avrebbe zittito". Parole di Gianfelice Facchetti. Un cognome pesante, un'eredità importante, quella del figlio dell'indimenticato Giacinto, grande protagonista delle vicende interiste, sia da calciatore che da dirigente. E il giovanotto, con grande orgoglio e decisione, pretende che si porti rispetto alla società di Via Durini e, naturalmente, a coloro che hanno lavorato, e lavorano tutt'ora, per renderla grande e vincente. Via qualsiasi macchia dall'Inter e da Facchetti e coloro che, negli anni, hanno reso grande il club nerazzurro. Questa, dunque, la battaglia del "Gianfelice furioso" che, in un'intervista rilasciata all'Avvenire, risponde con decisione alle accuse lanciate al club nerazzurro, in merito alla vicenda di Calciopoli, da Luciano Moggi: "Ha già una condanna penale ma continua a farsi beffe di tutti e ad accusare l'Inter. I colloqui col designatore erano permessi, ma un conto è parlare e un altro è intervenire direttamente nella selezione della griglia degli arbitri. Così facevan tutti?' La realtà non era e non è questa". Chiare, dunque, le parole di questo giovane ragazzo che mostra già la grinta del padre, e l'attaccamento innato alla società interista, nella quale per tanti anni ha militato Giacinto Facchetti. Ma l'invettiva di Gianfelice, in risposta agli strali velenosi lanciati dall'ex Direttore Generale della Juventus, prosegue e, oggetto dell'intervista, diventa la sentenza sul Processo Gea, che ha portato alla condanna a 18 mesi per "Big" Luciano: "Come avrebbe commentato papà? È presuntuoso esserne certi, ma una condanna penale, seppure in misura ridotta rispetto alle richieste del pm, anche a lui sarebbe sembrata una cosa seria - ha dichiarato Gianfelice- Anche perché non bisogna dimenticare che ad essa va aggiunta la squalifica per Calciopoli della giustizia sportiva di cinque anni, la proposta di radiazione probabilmente caduta nel vuoto e il processo penale per frode sportiva che comincia martedì prossimo. Insomma non mi sembra poco...". Insomma, il giovane virgulto nerazzurro pone l'accento sulla "spada di Damocle" che pesa sul collo di Moggi, tra pochi giorni in aula per difendersi su uno dei più grandi scandali del calcio italiano, e la famiglia Facchetti, in merito a tale vicenda, cosa si aspetta: "Cosa ci aspettiamo io e la mia famiglia? Niente di diverso da quello che penso vogliano tutti e cioè vedere questo sport riavvicinarsi un po? di più a ciò che era... Un gioco. È difficile ormai in questo caos di troppe chiacchiere e tanto business, ma bisogna essere radicali e andare fino in fondo per ricostruire". Questa la speranza di Gianfelice Facchetti e la bellissima difesa, furiosa ma lucida, della memoria del padre e della società di Massimo Moratti. Parole importanti, alle quali abbiamo dato doverosamente risalto. Facchetti sarà contento, così come i tifosi interisti. Ora la "palla" passa a Moggi e ai giudici napoletani...

1 commenti:

Daniele ha detto...

Che pena di personaggio... come la squadra per cui tifa.
Non meriterebbe alcun commento, ma uno solo voglio farlo: a papà sarebbe sembrata una cosa seria una condanna penale anche per un fatto lieve dice? Allora sarei curioso di sapere dal "signor" (il virgolettato è d'obbligo) Gainfelice cosa pensava suo papà del fatto di lavorare accanto ad un personaggio condannato penalmente a 6 mesi di carcere per furto e ricettazione. Al secolo Gabriele Oriali!!!!

E riguardo al processo di Napoli è meglio se tace che tutto l'impianto montato su da personaggi del calibro di Tronchetti provera, Guido Rossi e Tavaroli (curioso... tutti interisti e/o alle dipendenze del presidente dell'inter) sta venendo smantellato a suon di picconate di fronte ad un'inerme accusa che non sa più dove sbattere la testa per evitare il tracollo.

9 giugno 2009 alle ore 21:32

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